L'olio di palma è l'olio vegetale più usato al mondo, non solo in prodotti alimentari, ma anche nel settore cosmetico, energetico, farmaceutico e persino nella produzione di mangimi. Le ragioni dell’uso massiccio di questo olio nelle diverse industrie derivano dal fatto che, sia per i coltivatori sia per i produttori, è una vera manna: la pianta da cui deriva – coltivata soprattutto in Malesia e Indonesia, paesi da cui proviene addirittura l’86% della produzione globale- rende moltissimo, per cui il raccolto su una certa superficie di terreno dà molto più olio rispetto ad esempio alla soia o al girasole che richiederebbero più spazio. Quest’olio ha un ulteriore vantaggio per l'industria alimentare: è un grasso solido come il burro e quindi rende gli alimenti cremosi senza influenzare i sapori e permette anche di conservarli più a lungo. Un conservante che migliora la consistenza dei prodotti ad un prezzo estremamente contenuto: cosa volere di più?
COS’E’ L’OLIO DI PALMA
L’olio di palma è un grasso a uso alimentare di origine vegetale, che viene estratto dalla polpa dei frutti maturi della palma Elaeis guineensis. I frutti maturi, una volta raccolti, vengono sterilizzati attraverso il passaggio in una corrente di vapore, poi privati del nocciolo, cotti e spremuti. Tutte queste operazioni consentono di raccogliere l’olio di palma che, in origine, ha una spiccata colorazione arancione dovuta all’elevato contenuto di betacarotene. Prima del suo uso a scopo alimentare quest’olio subisce una filtrazione, che permette di eliminare i residui di polpa, e una raffinazione indispensabile per far assumere all’olio un colore più delicato e meno percepibile all’interno delle preparazioni in cui sarà contenuto successivamente. Questo procedimento prevede una lunga bollitura che degrada i carotenoidi colorati. La raffinazione prevede anche i processi di deodorazione e neutralizzazione per ridurre significativamente il contenuto di acidi grassi liberi e ridurre l’acidità del prodotto finito. Tutto ciò ha permesso per lungo tempo di mascherare l’olio di palma contenuto nei prodotti alimentari sotto la più generica e rassicurante dicitura: oli vegetali.
L’olio di palma è uno dei grassi di origine vegetale più utilizzato dall’industria alimentare: l’abbondanza di grassi saturi, che ne costituiscono in effetti il 50% del peso, lo rende solido a temperatura ambiente e per questo adatto a essere utilizzato per la preparazione di dolci e prodotti da forno vari.
I grassi saturi nell’olio di palma
L’olio di palma è composto per la maggior parte da acidi grassi saturi a lunga catena, quelli che solitamente sono caratteristici degli alimenti di origine animale, come la carne e il formaggio. È ormai noto che una dieta ricca di questi grassi comporta un aumento del colesterolo nel sangue e, più in generale, del rischio di soffrire di malattie cardiovascolari, come infarto e ictus.
Secondo i risultati della revisione dei dati scientifici disponibili, l’Istituto Superiore di Sanità italiano ha pertanto stabilito che è appunto la grande quantità di grassi saturi la caratteristica meno salutare dell’olio di palma. Si tratta, tuttavia, di un grasso pressoché ubiquitario nei prodotti di origine industriale. Pertanto tutti coloro che ne fanno largo uso e abbinano ai prodotti con olio di palma un elevato consumo di carne e formaggi stagionati rischiano di superare la massima quantità di grassi saturi quotidiana consentita: 15 – 20 g per un individuo adulto che assuma circa 2.000 kcal al giorno.
Possiamo dire che l’olio di palma è cancerogeno?
Il parere dell’Istituto Superiore di Sanità conferma la partecipazione dei prodotti contenenti olio di palma all’aumento del rischio cardiovascolare. Certamente in questo ultimo periodo questo grasso vegetale è stato oggetto di molta attenzione in merito al suo complessivo impatto sulla salute generale.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Lipis, nella primavera del 2014, ha evidenziato che il consumo di olio di palma è associato al generale aumento delle molecole pro-infiammatorie in circolo. Tale condizione è alla base anche dell’aumento del rischio dei sviluppare alcuni tumori.
L’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, ha recentemente affrontato questo tema e ha considerato ancora non conclusivi i risultati in merito alla cancerogenicità dell’olio di palma. Non sono conclusivi neppure i risultati ottenuti dagli studi che stanno indagando il suo potenziale effetto inibitorio sulla proliferazione delle cellule tumorali, possibile secondo alcuni ricercatori per la particolare abbondanza di tocotrienoli, precursori della vitamina E.
In ogni caso ciò che sappiamo già è che una dieta ricca di grassi saturi è un fattore predisponente per lo sviluppo di alcuni tipi di tumore come quello al colon-retto, prostata, pancreas e seno. In generale, come confermato da una recente revisione pubblicata sul Lancet, una dieta ricca di grassi e un stile di vita poco attivo inducono un aumento dell’indice di massa corporea che a sua volta accresce il rischio di sviluppare cancro al fegato, al colon, alle ovaie e al seno (+5%), comunque anche in relazione ad altri fattori di rischio.