Curarsi in modo naturale, senza ricorrere a composti farmacologici tradizionali: questa, in sintesi, la base dell’omeopatia. Italiani ed europei si dividano quando interpellati sull’efficacia di questi rimedi e molti si mantengono in un neutro terreno di dubbio, mentre la medicina tradizionale bolla quasi sempre di inefficacia questi rimedi paragonati a placebo senza effetti apprezzabili se non il convincimento di miglioramento nel paziente. Eppure, numeri alla mano, gli scettici sembrano ricorrere all’omeopatia più di quanto farebbero sospettare, incrementando un mercato parallelo a quello farmacologico tradizionale sempre più consistente. In Toscana, regione capofila in Italia in questo genere di trattamenti, l’omeopatia è inserita dal 2005 nei LEA, i livelli di assistenza essenziali per cui, pagando il ticket, è possibile accedere ad una visita. L’ospedale di Pitigliano, in provincia di Grosseto ospita un centro di medicina omeopatica integrata dotato di ambulatorio.
L'omeopatia pratica della medicina alternativa che si basa sui pensieri formulati e tradotti in principi dal medico tedesco Samuel Hahnemann verso la fine del 1700. Alla base della teoria troviamo il "principio di similitudine del farmaco" (similia similibus curantur) enunciato dallo stesso Hahnemann. È questo un pensiero privo di fondamento scientifico, secondo cui il rimedio appropriato per una determinata malattia sarebbe dato da quella sostanza che, in una persona sana, induce sintomi simili a quelli osservati nella persona malata. Il principio omeopatico, la sostanza curante, deve essere individuato e somministrato al malato in dosi fortemente diluite per essere assimilata come cura efficace al disturbo.
La validità dell'omeopatia non è mai stata dimostrata mediante esperimenti o ricerche. Gli studi condotti negli anni più recenti in ambito medico hanno sempre dimostrato l’inefficacia di queste cure, sottolineando la potenziale pericolosità insita nel ricorso a omeopatici è potenzialmente pericoloso qualora arrivi a spingere i malati ad abbandonare o ritardare terapie mediche di comprovata efficacia. Questo vale soprattutto nel caso di patologie molto gravi che richiedono una risposta farmacologica aggressiva immediata che, ritardata da tentativi di cura “dolce” con erbe e sostanze naturali rischia di perdere la sua capacità terapeutica.
Il fulcro del metodo omeopatico si basa, insomma, sulla capacità di ottenere una preparazione alchemica che da veleno si trasformi in farmaco. Ed è a questo punto che si innesta il complicato meccanismo di diluizione del principio nella dose di liquido più adatta a combattere i sintomi e di dinamizzazione (scuotimento). La diluizione è talvolta tale da non consentire di trovare neanche una molecola della sostanza attiva che dovrebbe essere contenuta nel rimedio. È questa la maggiore critica che travolge i profeti della dottrina omeopatica e a questa critica si oppongono gli allopatici, coloro che scelgono l’omeopatia come strada per la cura dei loro pazienti. Ciò che sta succedendo oggi è una sorta di terza via: se, da un lato, gli allopatici riconoscono la fondamentale necessità di ricorso alla medicina tradizionale per la cura di malattie gravi, molti medici si affidano oggi alla complementarietà di cure. Si arriva, insomma, ad un’unione dei rimedi naturali ai farmaci tradizionali per raggiungere risultati efficaci con una riduzione dell’assunzione di sostanze medicinali “chimiche” spesso responsabili di benefici che comportano pesanti controindicazioni. Tosse, allergia, malesseri di stagione e problemi della pelle: questi gli ambiti in cui italiani ed europei sembrano cercare maggiormente rimedi alternativi ai più aggressivi farmaci, trovando in alcuni casi giovamento.
In tempi recenti si è cominciato a sperimentare anche un sistema alternativo di anestesia, definito “anestesia integrata”; anziché ricorrere ad oppiacei ed antidolorifici alcuni pazienti hanno sperimentato ipnotici ed agopuntura unite alla somministrazione di arnica montana. I primi casi studiati all’ospedale di Pisa, primo in Italia a sperimentare questo metodo, sembrano dare risultati apprezzabili sia nel controllo del dolore che nei tempi di ripresa in fase post operatoria.
in tutta Italia, annuncia Antonella Ronchi, presidente Fiamo (Federazione italiana medici omeopati): "A chi bolla come inefficace l’omeopatia rispondo che i trial clinici non bastano senza altri studi osservazionali. Non si può avere una visione troppo manichea". In attesa di nuovi risultati dagli esami per la comprovazione dell’efficacia dei rimedi naturali, magari proprio in unione con i farmaci tradizionali, è bene rivolgersi al proprio medico e non improvvisare le cure, in quanto ogni caso clinico presenta specificità uniche. Prendiamo tutto il buono che la natura ci offre, alimentandoci in modo sano ed equilibrato per prevenire la comparsa di malattie e per aiutare il nostro corpo ad attivare le difese immunitarie: la prevenzione, per ora, è l’unica cura naturale certa.